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sabato 14 luglio 2012

14 luglio Samarkanda

14 luglio
Ieri, in hotel, abbiamo conosciuto una coppia di italiani, di Bologna, che viaggiano su un fuoristrada. Provengono dal Tajikistan. Ci hanno confermato che la frontiera di Pendzihikent è chiusa e consigliato di passare da quella più a sud. Allungheremmo un po’ il percorso, ma eviteremmo di transitare a nord, attraverso l’Anzob tunnel detto anche tunnel della morte.
Stamattina abbiamo consumato la colazione insieme, scambiandoci dritte e informazioni.
Poi, macchine fotografiche in spalla, siamo usciti nel sole, dirigendoci verso il complesso del Registan: 26000 som il costo del biglietto (circa 10 dollari!). Le tre imponenti Medrasse si fronteggiano, con i loro alti portali e le cupole turchesi. La più antica è quella di Ulughbek, sul lato ovest, ma la più interessante è la Medressa Tilla Kari, il cui interno presenta arabeschi e decori con lamine d’oro. L’ultima, la Medressa Sher Dor ha un curioso portale d’ingresso decorato con tigri. Abbiamo poi preso un veicolo elettrico per percorrere il lungo viale pedonale, al fondo del quale, a sinistra, si apre il bazar…moderno! Da lì ci siamo incamminati sotto il sole per raggiungere lo spettacolare viale dei Mausolei, Shan-i-Zinda. Meraviglioso luogo ove sono sepolti i membri delle famiglie di Tamerlano e di suo nipote Ulughbek. Si sale una ripida scalinata di mattoni prima di giungere nel “viale” vero e proprio, dove, a sinistra e a destra si ergono i magnifici santuari, interamente ricoperti di piastrelle di maiolica in tutte le tonalità del blu e del turchese.
Siamo poi tornati sui nostri passi, costeggiando il vecchio quartiere ebraico, sino al viale pedonale abbiamo sostato per pranzo in un cafè. Infine abbiamo visitato la moschea di Bibi Khanym, un luogo suggestivo, tranquillo, dove ammirare i resti degli edifici che sorgono intorno al piccolo cortile, seduti all’ombra di grandi alberi. Tutt’intorno uno svolazzare di colombe e il richiamo chioccio dei “ notteskriker”.    





























13 luglio Buqara-Samarcanda

13 luglio
Buqara-Samarcanda

Percorsi i 286 chilometri che separano le due antiche capitali in circa 5 ore. La strada è abbastanza buona fino a 100 km circa da Samarcanda, dove iniziano i lavori i corso e vi sono tratti deteriorati. Niente di così terribile come quella di ieri, ma sufficiente a dover prestare molta attenzione e rallentare. Abbiamo preso alloggio all’hotel Afrosiab per avere il parcheggio e internet. Grande struttura, bruttina, ma la camera è confortevole e ha una vista splendida sulle cupole e i minareti. Lati negativi: non accettano carte di credito (come del resto anche nei precedenti hotel) internet costa 5 dollari l’ora e c’è solo dalle 6 alle 18!! Io avrei preferito un b&b, ma nessuno di quelli segnalati dalla Lonly disponeva di parking e di internet.  
All’ hotel ci hanno fatto parcheggiare la BMW all’interno di una specie di magazzino, con accesso diretto alla hall, ne ho approfittato per cambiare le gomme. Finalmente monto le HEIDENAU!  Volevo anche alzare un po’ la moto (è troppo bassa per le strade che dobbiamo percorrere) ,ma quando ho svitato la parte terminale dell’ammortizzatore (ordinato appositamente con regolazione di altezza) scopro che il filetto è rovinato, non riesco quindi a stringere il contro dado e devo lasciare la regolazione cosi com’è. Avessi avuto uno di quelli della Wilbers a portata di mano….. Al tramonto ci dirigiamo all piazza del Registan per ammirare il favoloso complesso alla luce dorata del tramonto: spettacolare veramente! Percorriamo poi un lungo viale alberato, pedonale, nuovissimo…sembra di essere in Svizzera! Dov’è la città autentica, quella dove vive la gente? Tutte le attività sono chiuse, ad eccezione di un piccolo supermarket. Non ci resta che tornare sui nostri passi. Finalmente troviamo un locale che ha una terrazza in alto, coi tavoli apparecchiati ed ordiniamo la cena: ravioli al vapore e saslik, accompagnati da birra e te verde. 


















12 luglio Kiva-Buqara

12 luglio
Kiva-Buqara
Sono sfebbrata da ieri pomeriggio perciò possiamo ripartire.
Alle 7,30 lasciamo la città-museo, attraversando i suoi vicoli. Passiamo addirittura tra gente sdraiata a dormire nelle coperte stese in mezzo alla strada! Percorriamo una novantina di chilometri su strade secondarie. Poi, passato il ponte stradale/ferroviario sull’Amu Darya, imbocchiamo la A300, dove ha inizio un incubo che proseguirà per circa 150/160 chilometri. La strada non c’è! Forse una volta era una strada, ora è solo un susseguirsi di buche, profonde anche 30 cm., terra, resti di asfalto, dossi e cunette provocati dai grossi camion che la percorrono, e sabbia. In un tratto di qualche metro la sabbia ha invaso tutta la carreggiata e, quando vi passiamo sopra…la moto cade e noi anche! Per fortuna non ci facciamo male, riuscendo a districare piedi e gambe da sotto le borse d’alluminio e atterrando sulla duna, ma la moto è sprofondata. In nostro soccorso arrivano alcuni camionisti che, in men che non si dica, la sollevano. Impieghiamo circa 4/5 ore prima di arrivare al punto in cui è pronta una carreggiata nuova, a senso alternato. Sono le 16,00 quando entriamo all’hotel Caravan, dove gli amici ci attendono. Loro, il giorno prima hanno impiegato 12 ore!
Dopo una bella doccia e un po’ di relax usciamo per vedere la città.
Il sole è ancora caldo. In giro si vedono solo turisti disfatti e…tutto sembra chiuso, morto. Troviamo finalmente un locale, dove sederci in terrazza e gustare due birre gelate, ammirando lo spettacolo del minareto Kalon e delle Medrasse. Rinfrescate le gole ci dirigiamo sulla piazza del Minareto. E’ altissimo, in mattoni, traforato in cima. Visitiamo la Moschea Kalon, lì accanto, dalle splendenti cupole turchese  e dall’ampio cortile, con un grande albero al centro. Vorremmo visitare anche la Medressa di Mir-i-Arab, che si staglia, gigantesca, proprio di fronte, ma ci viene impedito. Torniamo in hotel attraverso un ramo dei bazar coperti. Ceniamo sulla terrazza del ristorante Dolon, osservando il cielo che trascolora mentre l’oscurità della sera è accesa dalle luci dei minareti. 

























martedì 10 luglio 2012

10 luglio Khiva


10 luglio
Giornata dedicata a visitare questa città-museo, dichiarata Patrimonio dell’umanità. Dobbiamo recarci alla Porta occidentale per fare il biglietto d’ingresso più la possibilità di scattare fotografie ( questo mi sembra assurdo!) Scopriremo presto che tutto ha un costo  aggiuntivo (salire nei minareti, entrare al Pavhillon Mamhud…) e che le venditrici uzbeke sono invadenti come mosche. Persino i bambini, anche i piccoli di un paio d’anni che ti barcollano incontro, salutano con “ Hallo” mentre tendono la mano “ bon bon” oppure i più grandi “ Money, money”. Peccato che il turismo di massa abbia reso questa gente così avida!
Camminando su e giù per le stradine della cittadina in breve tempo siamo bagnati fradici di sudore. Il cielo è nuvoloso e sembra minacci pioggia. Visitiamo la fortezza di Ak, con la bella Moschea estiva, le diverse Medrasse trasformate in musei, la Juma Mosque, particolare per l’interno tutto a colonne lignee finemente intagliate. Knut sale all’interno del Minareto più alto, 57 m. per vedere la città dall’alto, ma la fatica di salire, e scendere! Per i 180 alti gradini non è ripagata dalla vista, per lo più tetti piatti, di fango, antenne paraboliche e fili. Dopo una sosta in una chayhana per bere due  birre gelate, ci rechiamo al bazar. E’ un grande mercato, per lo più all’aperto. Infine stanchi e accaldati torniamo all’hotel dove ci concediamo un bagno in piscina.